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Stress lavoro-correlato. Molteplici ricadute sulla salute.

Le trasformazioni e i ritmi frenetici della società contemporanea fanno emergere, anche all’ interno degli ambienti di lavoro, rischi nuovi per la salute e la sicurezza dei lavoratori che determinano la necessità d’ intervenire adeguatamente a tutela del lavoratore; fattori diversi quali l’ organizzazione, le modalità e gli orari di lavoro, impongono a tutte le aziende la necessità di approcciarsi correttamente allo scopo di migliorare le condizioni di lavoro.

Tra questi «pericoli» invisibili un ruolo di rilievo crescente viene assunto dallo «stress lavoro-correlato» responsabile di una serie di fattori multipli: dai disturbi psichici - quali insonnia, ansia e depressione - a quelli fisici - cefalea, mal di schiena, ipertensione arteriosa, ulcera peptica, disturbi cardiaci - non escludendo le ricadute di tipo comportamentale - irritabilità e irascibilità - che spesso sono correlate all’ abuso di tabacco, alcol, droghe o farmaci, elementi che possono agire sull’ individuo, contemporaneamente, provocandone, potenzialmente, un mix pericolosissimo. Tale tipologia di rischio, stando ai dati dell’ Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro, risulta essere, dopo i disturbi muscolo scheletrici, il secondo problema di salute rilevato all’ interno delle imprese europee.

Proprio per questo motivo, al fine di accrescere, tanto nei datori di lavoro quanto nei lavoratori, la conoscenza e la consapevolezza del rischio e dei vantaggi derivanti da una sua corretta gestione, per l’ occupazione e la produttività, così come previsto a livello comunitario, anche in Italia è stato avviato il «Piano di monitoraggio e di intervento per l’ ottimizzazione della valutazione e gestione dello stress lavoro-correlato» che ha interessato un campione di 1.000 aziende, sia pubbliche che private, con almeno un numero di sei lavoratori. Al progetto, diretto dall’ Inail in collaborazione con il Coordinamento tecnico interregionale della prevenzione sui luoghi di lavoro e il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie del Ministero della Salute (Ccm), ha partecipato anche l’ Agenzia di tutela della salute di Bergamo. L’ indagine, con cui nel corso del biennio 2015-2016 sono state coinvolte 29 aziende del territorio, ha permesso di approfondire la metodologia e gli strumenti scelti per valutare il rischio, le misure attuate per contrastarlo e la loro reale efficacia.

«In generale - sottolinea la dott.ssa Lorella Coletti, specialista in medicina del lavoro e statistica del dipartimento di igiene e prevenzione sanitaria di Ats Bergamo - si è rilevata una diffusa attuazione della norma, spesso sono stati indicati alle aziende obiettivi di miglioramento, nella convinzione che il rischio dello stress lavoro-correlato vada affrontato, non semplicemente applicando un algoritmo che ne rilevi un livello basso e senza conseguenze per la salute ma, col sincero interesse di scoprire se in azienda il problema esista, quali cause lo sostengano e quali misure possano contrastarlo, prevedendo anche il suo monitoraggio nel tempo».

Fonte: ecodibergamo




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