di Ing. Luigi Mantovani, Presidente E.R Services Group.Mi sono imbattuto in una sentenza che testualmente riporta:
... non è il datore di lavoro a dover informare il R.S.P.P. delle modalità e degli aspetti logistici e organizzativi di ogni momento del processo lavorativo e dei pericoli connessi ma è al contrario questultimo a dover attentamente valutare tali elementi, attraverso una costante opera di controllo e verifica delle condizioni di lavoro e di eventuali mutamenti, anche di fatto, dellorganizzazione aziendale, da comunicare prontamente al datore di lavoro onde metterlo in grado di esercitare i suoi poteri/doveri di intervento a fini di prevenzione e sicurezza.
La cosa mi ha fatto riflettere.
Quante volte capita di dire o, anche solo, di pensare: finché non me lo dicono ufficialmente, io non lo so.
Forse non ce se lo può più permettere.
Mi pare evidente la tendenza, sempre più marcata da parte della giurisprudenza, a considerare lo stato di fatto, piuttosto che laspetto formale: ciò che si dice deve trovare riscontro in ciò che si fa.
Un RSPP, anche se esterno, non può solo basarsi solo su ciò che gli viene detto ma deve rilevare sul campo, per quanto possibile, levidenza delle informazioni per lui necessarie.
Ho detto per quanto possibile intendendo tutto ciò che è possibile, con particolare enfasi allattività di sopralluogo che deve essere efficace e commisurata alla complessità dellazienda ed allincarico ricevuto.
Insomma, caro RSPP Esterno, se vuoi fare il tuo mestiere, devi andare fino in fondo, anche se a qualcuno potrà non piacere
auguri.