Con nota della dott.ssa Emilia Barbati
Con sentenza n. 36538 del 27 settembre 2022, la terza sezione penale della Corte di Cassazione ha affermato che incombe su ogni datore di lavoro che occupa personale femminile l’obbligo di valutare i rischi specifici relativi alla gravidanza pur se non ha donne in tale “status” e a prescindere da una presunta infertilità legata all’età della lavoratrice (art. 28, comma 2, lettera a del DLgs 81/08).
Fonte: dottrinalavoro
ecco una sentenza che puntualizza aspetti non scontati. La VDR dei rischi gravidanza è obbligatoria anche se l’unica dipendente a lavoro è in età non fertile.
Nel caso specifico, infatti, il titolare di uno studio odontoiatrico aveva alle dipendenze una lavoratrice con mansioni di assistenza clienti.
Vi era stata, per il Datore di lavoro (DDL), condanna alla pena di 1200 euro (ammenda art. 55, co. 4, d.lgs. 81/08), poichè nel documento di valutazione dei rischi (DVR), i rischi per la salute delle lavoratrici durante il periodo di gravidanza era stato trattato solo in termini generici.
La Cassazione ha confermato la condanna.
Uno dei motivi di ricorso dell’imputato (DDL) consisteva nel fatto che la presunta infertilità della dipendente, per motivi di età, avrebbe escluso l’esistenza di un rischio attuale per lei.
La Cassazione ha rigettato tale motivo ritenendo che le misure di tutela previste dalla legge per le lavoratrici per il caso di gravidanza si applichino anche alle lavoratrici che hanno ricevuto bambini in adozione o in affidamento fino al settimo mese di vita del bambino.
Ne discende, quindi che, la VDR va sempre effettuata dal datore di lavoro che occupa personale di genere femminile a prescindere anche dalla possibile età fertile del personale stesso.
Da dove nasce questo obbligo?
La VDR, ai sensi del DLGS 81/08, ha lo scopo di mappare, analizzare e misurare i rischi connessi alle attività lavorative. Il risultato di questo processo è il DVR.
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